Questa mattina Stromae ha annunciato, sul suo profilo Twitter, che il prossimo 22 febbraio sbarcherà a Sanremo per partecipare in qualità di ospite internazionale alla serata finale della 64ma edizione del Festival della Canzone Italiana. Con il suo cantautorato 2.0 Stromae si è conquistato di diritto il rispetto di pubblico e critica come erede di chansonnier come Charles Aznavour e Jacques Brel. Il 29enne parla alla e della sua generazione, del dolore della periferia e della vita senza un soldo. Orfano di padre ucciso nel genocidio ruandese e cresciuto dalla madre fiamminga nella periferia di Bruxelles, il giovane artista ha nelle vene sangue meticcio che trova forma nelle sue musiche e nei suoi testi. Stromae anticipa i tempi, non li cavalca, unisce Daft Punk e Brel, ma anche Bizet e Miriam Makeba trasformando il tutto in una musica ricollegabile solo a lui, e a nessun altro. Nella sua musica si fondano insieme la chanson française, il suono dell’hip hop e dell’electrodance, le percussioni africane e le melodie più romantiche, il tutto accompagnato da testi che raccontano storie di migliaia di meticci della sua città (Bruxelles), storie d’emigrazione, povertà, colonie, differenze, storie di ieri e di oggi, utilizzando un linguaggio sempre curato e lontano da certe sguaiatezze hip-hop.
Tutto questo si ritrova in “Racine Carée”, il suo ultimo album da oltre 2 milioni di copie vendute, dove si alternano brani con forti influenze nord africane come “Ave cesaria” (dedicato alla cantante capoverdiana Cesária Évora), canzoni politiche di protesta come l’inequivocabile “Bâtard” o canzoni come “Formidable” che insieme a “Papaoutai” hanno totalizzato oltre 900 mila download senza lasciare mai la Top10 della classifica di vendita francese.
Stromae (le sillabe invertite di “maestro” in verlan, il gergo francese) racconta il mondo che vorrebbe: un mondo, come canta in una canzone sull’assenza di punti di riferimento e radici come “Papaoutai” (per certi versi la sua canzone manifesto), dove i padri non devono mentire ai propri figli giurandogli di vivere nel migliore dei mondi possibili ma devono solo confessare che “sì, questo mondo fa schifo ma ora sta a te sognarne uno migliore”.